Il campanile romanico di San Martino a Bollengo, un piccolo borgo immerso nella regione del Piemonte, in Italia, è una testimonianza tangibile dell’arte romanica del XII secolo. La torre campanaria, splendidamente conservata, testimonia la maestria degli scalpellini medievali e la ricchezza culturale di una civiltà antica. Benché le origini precise della costruzione siano avvolte nel mistero, la sua architettura riflette chiaramente l’influenza dell’arte romanica, che dominava in Europa durante il Medioevo. Il campanile, nel corso dei secoli, ha resistito alle sfide del tempo, alle intemperie e ai conflitti, mantenendo intatto il suo fascino originale.
Il campanile di San Martino è riconosciuto per le sue distintive caratteristiche architettoniche. La struttura quadrata, alta e maestosa, è dominata da linee geometriche rigorose e da lesene angolari che delineano i bordi della torre. La torre si eleva in diversi livelli, ciascuno dei quali è caratterizzato da particolari aperture. Si passa da semplici monofore ai piani inferiori, a bifore e trifore ai piani superiori, un elemento distintivo del romanico. Queste aperture permettono un gioco di luce e ombra all’interno della struttura, creando un’atmosfera di sacralità e mistero.
Il campanile di San Martino a Bollengo è affettuosamente noto come “Il Ciucarun” dalla popolazione locale, un termine dialettale piemontese che significa “grande cicogna”. L’origine di questo soprannome è legata all’aspetto del campanile stesso. La sua forma allungata e slanciata, insieme alla posizione dominante sul paesaggio circostante, ricorda infatti una cicogna in posizione di nido, elemento simbolo della regione.
Ogni edificio antico porta con sé una serie di leggende e storie popolari, e il campanile di San Martino non fa eccezione. Una delle leggende più diffuse riguarda un fantasma che si dice infesti la torre. Secondo la tradizione locale, durante le notti di luna piena, si può sentire il suono di una campana che risuona dal campanile, benché nessuno sia presente a suonarla. Alcuni credono che sia lo spirito di un antico campanaro che continua a compiere il suo dovere oltre la vita. Questa leggenda contribuisce al fascino misterioso e alla ricchezza culturale del luogo.
Adriano Olivetti, l’influente imprenditore e pensatore italiano, aveva un legame speciale con il campanile di San Martino a Bollengo. Nato e cresciuto nelle vicinanze, Olivetti Olivetti era affascinato dal campanile sin dalla sua infanzia. Riconoscendo la sua importanza storica e culturale, dedicò parte della sua vita e delle sue risorse alla sua conservazione. Come simbolo di un passato glorioso e della maestria artigianale dei suoi costruttori, il campanile di San Martino a Bollengo ha avuto un ruolo ispiratore nel pensiero di Olivetti.
Lui vedeva nella torre un esempio di come la bellezza, la funzionalità e l’ingegno umano potessero coesistere in armonia, un concetto che applicò alle sue innovazioni industriali e ai suoi prodotti. Olivetti era un convinto sostenitore dell’armonia tra tecnologia e umanità, e il campanile di San Martino era per lui un simbolo tangibile di questa visione.
Oltre alla sua attività industriale, Olivetti si dedicò anche alla valorizzazione del patrimonio culturale e architettonico della sua regione. Contribuì in maniera significativa al restauro e alla conservazione del campanile, garantendo che la sua bellezza e la sua storia potessero essere godute da generazioni future. La sua passione per il campanile ha portato alla creazione di un museo dedicato alla storia e all’architettura della torre.
In conclusione, il campanile romanico di San Martino a Bollengo, o “Il Ciucarun”, è molto più di un semplice monumento. È un simbolo dell’arte e della cultura romanica, un ricordo di un passato glorioso e una fonte d’ispirazione per il futuro. Grazie a personaggi come Adriano Olivetti, il campanile continua a vivere, non solo come un monumento storico, ma anche come un emblema di un’armonia duratura tra l’uomo e il suo ambiente.
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